Sabato 31 alle 18,30 ci sarà la mia scaletta, che vi anticipo in questo post, dando anche qualche spiegazione (che si sa, in onda poi sfugge sempre qualcosa). Domani pubblicherò poi come sempre il link per riascoltare la trasmissione.
Air- La femme d’argent (daTwentYears,
raccolta). Sono fighetti, un po’
antipatici e per di più francesi. E probabilmente soffrono di un terribile
complesso di inferiorità verso i connazionali Daft Punk. Ma hanno riportato
alla ribalta quell’elettronica un po’ d’atmosfera. Impossibile farne a meno
Field Music- The noisy days are over (da Commontime).
Nei dischi precedenti mancava sempre
qualcosa. Un pizzico di Talking Heads, forse. In questo sesto disco della band
di Sunderland c’è, ed ora è davvero difficile non muovere la testolina
ascoltandoli.
Daniele Silvestri- quali alibi (da
Acrobati). Il difetto: è talmente
lungo da essere poco omogeneo. Il pregio: è talmente lungo da essere
sorprendentemente ricco e originale.
Alì- via Umberto (da Facciamo niente
insieme). Un altro cantautore
siciliano, da ascoltare se sentivate la mancanza di un disco di Colapesce (che
collabora a questo secondo disco).
Cosmo- L’ultima festa (da L’ultima festa). Almeno un tormentone dell’estate, non ce lo
vogliamo mettere?
Marlene Kuntz- La noia (da Lunga Attesa). Il titolo del disco dice tutto: finalmente,
dopo le avvisaglie di Pansonica, un
ritorno alle sonorità anni 90. Fulminante.
The Beatles- Don’t let me down (da “Eight
days a week”, di Ron Howard). Una
delle canzoni dei Beatles che preferisco, suonata nell’ultimo concerto sul
tetto della Apple nel gennaio 1969, il famoso “rooftop concert”, che il
sorprendente documentario di Ron Howard mi ha permesso di inserire nella mia colonna
sonora del 2016.
Vittorio Cosma-Valse (da La facoltà dello
stupore). È umile, geniale e
sperimentale. Ma è soprattutto un maestro.
The winstons- number number.(da The
Winstons). Il ritorno del prog in
grande stile secondo la visione di Enrico Gabrielli e Roberto Dellera, dai
tempi dispari (come non pensare a “Traveler” della PFM) al moog e al flauto.
Motorpsycho-
Lacuna/Sunrise (da Here be monsters). Imprescindibile mattonazzo psychoprog norvegese, o si odia o lo si ama. In
questo momento propendo per la seconda ipotesi.
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Spidergawd- Corazon del sol (da III). Altra band norvegese, ma stavolta
sonorità più simili ai Foo Fighters; un disco un po’ derivativo, ma fa il suo
sporco mestiere di far ballonzolare la testa.
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